L’escursione che qui raccontiamo è uno degli itinerari più lunghi che solitamente facciamo, si svolge preferibilmente nelle giornate primaverili. Illustreremo lungo il nostro tragitto tutte le meraviglie che questo posto nasconde, incastonate tra i comuni di Canino e Cellere. Come necessari cenni storici, possiamo dire che il borgo di Canino ha dato i natali a Papa Paolo III (Alessandro Farnese), il papa della controriforma, che riferendosi a questi luoghi era solito dire: “Se vuoi vivere in eterno, a Gradoli l’estate, a Canino l’inverno“. Il borgo è stato anche possedimento del fratello di Napoleone Bonaparte, Luciano, che godette anche dopo la caduta dell’impero dei favori del Papa, e che insieme alla moglie Alexandrine de Bleschamp avviò la prima importante campagna di scavi a Vulci.

Il percorso comincia da una piazza dove il comune ospita solitamente il mercato di martedì, e si prosegue verso l’ex-mattatoio comunale. Impegnando sempre la strada asfaltata, si arriva ad osservare la magnifica cascata del Pellico, creata dal fiume Timone, e che serviva anche un antico edificio, visibile accanto e completamente coperto dalla vegetazione, utilizzato come ferriera. E’ noto infatti che per la lavorazione del ferro era necessaria la forza motrice dell’acqua. La cascata ha al suo cospetto una bella spiaggetta, molto piacevole in estate e frequentata dai caninesi.

Lasciata la cascata, si prosegue lungo la strada vicinale che ci porta a Castellardo. Per accedervi, bisogna fare molto caso a un piccolo sentiero nascosto tra la vegetazione.  Questo magnifico luogo, ormai in rovina, era un incastellamento con la funzione di controllo della Valle del Timone, o per vigilare su una antica Via che portava da Viterbo a Roma. I primi feudatari furono chiamati “Lombardi” e fu conteso tra Viterbo e Tuscania, occupato dall’esercito pontificio e poi possedimento degli Orsini di Bracciano, fino a quando, a seguito di non meglio precisate dispute, fu distrutto dai caninesi nel 1459.

Il Castello è costituito da due cinte murarie concentriche (oggi molto rimaneggiate), dove sono presenti diverse grotte, usate come cantine o abitazioni, e numerose cisterne per la conservazione per l’acqua. Avere riserve d’acqua in un posto privo di sorgenti era fondamentale per resistere agli assedi!

Lasciato il castello, ci si dirige verso la piana che affaccia sul Timone (la Pianella); occorre guadare il fiume per poter proseguire. Lungo il sentiero, che nei periodi più caldi può essere invaso dalla vegetazione, si può osservare un antico mulino e diverse cascatelle.

Si prosegue ancora verso nord, siamo nel territorio di Pianiano, piccola frazione di Cellere noto per essere stato abitato da una comunità di albanesi nel XVIII secolo, ora dispersa (ne è rimasta memoria solo in qualche cognome locale e in una via a loro dedicata).

Dopo un lungo cammino, possiamo scorgere alla nostra destra le “Grotte della Mercareccia” o “Grotte del Brigante”, così chiamate perché si ritiene che il brigante Domenico Tiburzi ci si sia rifugiato negli anni prima di essere catturato e ucciso.

Alla nostra sinistra invece possiamo udire lo scrosciare di un’altra imponente cascata. Arriviamo così nel territorio di Cellere, e ad accoglierci ci sono le sorgenti del Timone, con un bel fontanile e tanti tavoli per fare pic-nic, utilizzato dagli abitanti per feste e ricorrenze.

Si prosegue ancora e possiamo ammirare dal basso il borgo di Cellere, che potremo raggiungere facilmente impegnando la stradina che collega le sorgenti con il borgo. Lungo il cammino, sorge la chiesetta della Madonna delle Grazie.

Si arriva nel centro storico, la cui parte più antica è sormontata alla sua entrata da un grande arco con un orologio e al suo interno custodisce Palazzo Farnese, che anche qui è a testimonianza dei sogni di gloria di questa importante famiglia che avrà la fine delle sue fortune con la caduta del Ducato di Castro e della sua capitale omonima. Si può passeggiare tra gli stretti vicoli, e magari per prendere un caffé percorrere la lunga Via Cavour.

Dopo una breve sosta, e lasciato canino, ci dirigiamo in direzione Tufelle di Sopra, una vasta area con diverse proprietà che ancora custodiscono ulivi secolari. Forse gli stessi dell’epoca di Paolo III? Chissà. Comunque nel punto più alto, nelle giornate limpide, si può osservare il mare e il Monte Argentario.

Ci incamminiamo quindi in un bosco che ha un piccolo sentiero che scende e ci porta alla valle San Moro. Prima di scendere a valle, si possono trovare tre grotte, di cui una molto lunga, forse delle tarde tombe etrusche poi trasformate in ricovero per gli animali.

Si segue la Valle di San Moro in direzione Canino, e in mezzo alla macchia, con un pò di fortuna, si possono trovare diverse tombe a camera, qualcuna incompiuta e dalle forme originali. Anche qui la vegetazione può essere fitta, e lungo il sentiero si trovano alcune sorgenti d’acqua che alcuni abitanti del luogo usano per bere.

Man mano che si prosegue il sentiero diventa una strada sterrata, e alla nostra sinistra, dietro un maneggio con dei cavalli, si scorgono ancora delle grotte rupestri, che regalano colori vivaci al tramonto. la strada poi prosegue tranquilla fino a portarci all’ex-mattatoio.

Se poi avrete ancora le forze, potrete fare un breve giro nel centro storico di Canino.

CARATTERISTICHE TECNICHE:

DIFFICOLTA’ PERCORSO: Escursionistico (E – riferimento alla tabella CAI al link https://it.wikipedia.org/wiki/Escursionismo#Italia ) LUNGHEZZA PERCORSO: 17 km DISLIVELLO: 600 mt DURATA PERCORSO: circa 8 ore + pausa pranzo PRESENZA GUADI: si

Il sito di Castellardo è proprietà della Soprintendenza, e l’accesso è interdetto senza autorizzazione della stessa. La Valle di San Moro è in proprietà privata e anche qui va chiesta autorizzazione.

Per le uscite programmate su questa località, che vengono proposte almeno un paio di volte l’anno, invitiamo a cliccare QUI

Se vuoi organizzare questa escursione per i tuoi amici, per la tua famiglia, per un compleanno o per i tuoi colleghi di lavoro con il servizio di una guida escursionistica, puoi scriverci a info@camminesploratori.com

Testo: Davide Cutugno
Foto: Davide Cutugno ed Eloisa Petricca e Pieraugusto Belli.

Si ringraziano per la collaborazione il Sig. Bruno Starnini e la Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale per la gentile collaborazione.

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